Angri. L’uomo oltre la maschera, Peppino Marinetti, “l’ultimo Cantastorie” della città

JeanFranck Parlati

Angri. L’uomo oltre la maschera, Peppino Marinetti, “l’ultimo Cantastorie” della città

Chi ha avuto il privilegio, negli anni passati ripercorrendo fino ad oggi, la fortuna di ascoltare cantare o recitare un cantastorie?

Lo ammetto, non so ancora quale sarà la reazione dei suoi incantati amici, o dei suoi familiari, dopo che leggeranno questo mio ricordo, in memoria dell’ultimo a mio parere, Geppino Marinetti "l'ultimo Cantastorie" di tutti i tempi, angrese verace.

Firenze, un giovanissimo Giuseppe Marinetti
Angri, Radio Estasy Angri uno spettacolo di Giuseppe Marinetti

Il prof. Marinetti artista poliedrico che ha dedicato la sua vita alla scuola, alla poesia, al teatro, alla musica e alla sua amata terra, un personaggio che oramai appartiene al passato, ma prezioso custode dell’identità e dell’anima della nostra terra, della sua lingua, delle sue storie, delle tradizioni, o dei suoi meravigliosi versi.

Una mimica facciale sempre eloquente, il suo modo di vestire elegante e il suo talento versatile lo rendevano un artista unico nel suo genere, affidando alle sequenze di un immaginario cartellone dipinto a mano con quel suo modo di rendere visivamente i fatti narrati.

Come dimenticare quei personaggi “partoriti dalla sua mente”, il barone Cri Cri, Co, e Ze Trusiane, una vecchietta che trova da ridire su tutto e tutti con una sottile e antica saggezza contadina.

I personaggi di Marinetti

Marinetti nelle vesti di
"Ze Trusiane"
Marinetti in una posa stile Toto'
Marinetti nelle vesti del barone Cri Cri

Peppino Marinetti, guitto macchiettista poeta cantastorie è un distributore automatico di sorrisi e allegria.

Quell’ "Brav’om" ha dedicato alla sua terra, poesie, leggende, commedie, sketch di un suo vissuto, i colori delle strade, le sue piazze, il vento che arriva nella valle, le storie d’amore, versioni improvvisate, fatti e misfatti della sua terra del suo popolo, scritte per chi ne leggerà ne resterà ammaliato sempre.

Le sue poesie raccontano la fede, la scuola, la napoletanità, la sua città, il suo Santo Protettore, San Giovani, insomma un capolavoro assoluto “l’ultimo grande vero cantastorie popolare, che a mio avviso si potrebbe studiare nelle scuole.

Anno 1970 un giovane Marinetti
Angri, via Zurlo, Marinetti in giro per la città

Il professore, poeta, macchiettista era una vera e propria istituzione locale, nel 1998 i suoi tanti ricordi erano stati anche raccolti in un libro prodotto dal Centro Iniziative Culturali, dal titolo “Paese mio”.

Marinetti era un uomo dal cuore grande, sempre pronto a regalare sorrisi e allegria. La sua vena poetica inesauribile lo ha spinto a scrivere fino all'ultimo, lasciandoci un corpus di opere di inestimabile valore.

Un moderno cantastorie, infatti, spesso si immergeva in storie e vicissitudini della vita, aneddoti e racconti, lo faceva seriamente fino a toccarti il cuore.

Marinetti è un personaggio di cui ci si entusiasmavi per le qualità di recitare, però è sicuramente una testimonianza esemplare di come la voce della libertà a volte possa scegliere canoni inusuali e strumenti solo apparentemente fuori del tempo per farsi largo, con quel suo modo di vestire elegante, doppio petto, cappello intonato al colore del vestito, era il suo tocco di artista completo, ovvero ci troviamo di fronte ad una figura eclettica che spazia dall'arte visiva, e scultorea in particolare e si aggirava per le vie della sua amata Angri, che fungeva da palcoscenico.

Giuseppe Marinetti nasce ad Angri, il 18 Novembre del 1940, un Lunedì, dal papà Francesco appuntato dei carabinieri e mamma Assunta De Vivo.

Per il prof, è stata un’occasione per rendere giustizia alla sua proverbiale giovialità e alla sua smisurata voglia di scrivere , scrive come un dannato, Peppino scoprì a 38 anni che quella dell’insegnante tecnico per giunta in una scuola di Scafati, poi Angri, associa l’educazione tecnica alla vena poetica cosi il suo estro non poteva re­stare prigioniero di leve e formule matematiche.

Per questo aspetto, Angri e la sua comunità gli andava stretta nonostante nei suoi versi c'è un suo sviscerato ancora che porta a spasso per vicoli strade e personaggi, forse lui si è difeso per tutta la vita da un mondo che non è mai riuscito a capire o anche solo ad accettare nella sua complessità artistica.

Angri foto alle spalle della vecchia chiesetta in via Madonna delle Grazie, Marinetti insieme ai suoi amici della piazzetta

Un amore viscerale dove l’immaginazione accompagna il lettore a spasso per vicoli, per le strade, Peppino riesce e far rivivere i personaggi di un tempo, lo si legge con quel suo modo elegante e garbato di scrivere.

Lo fa raccontando e parlando con le sue poesie, lo sviluppo sociale, culturale ed urbanistico del paese, è fortemente influenzato da questa strada, sosta ogni giorno, e percorsa da carri e cavalli prima, dal tram e dal filobus dopo, unica testimonianza della sua esistenza, un viaggio dai suoi sguardi sospesi tra passato e dove tutto è cambiato.

L’ oc­casione gliela offrì Radio City Angri, siamo nel 1980/81, quando un pomeriggio io avevo all’incirca 11 anni, frequentavo da poco la radio, mi vidi arrivare questo signore di bella presenza, si sedette alla consolle, ed annunciò che a breve sarebbe iniziato il programma classico napoletano: “Una passeggiata in carrozzella”, rivolgendosi mi disse se potevo fargli compagnia e rispondere alle chiamate che man mano sarebbero arrivate in quelle due ore di programma.

Ogni giorno per due ore Peppino intrattene­va gli ascoltatori con mac­chiette e storielle, Il barone, la vecchia mandarono in vi­sibilio il pubblico radiofonico, prima le radio: Radio City, arriva l'approccio in Tv, l'emittente T.R.G.A con un programma tutto suo dal titolo «O cantastorie», poi Radio Orion 2000 e Radio Estasy Angri.

Emittente T.R.G.A. foto di gruppo, alla sx, il "cantastorie" Peppe Marinetti, quarto uomo,
un giovanissimo Salvatore Campitiello, alias Eddy Lion 

Marinetti è sempre in scena per trenta minuti: cambia connotati, vestiti, voce ed atteggiamenti in pochi se­condi, anche i ragazzini, i suoi studenti (sciur addirus), così preferiva chiamarli, quando i suoi fans lo incontravano per le strade dell’agro nocerino-sarnese, ripetevano la voce striscian­te del barone, quella della vecchia «Ze Trusiane».

Una delle mie ultime volte che ci siamo incontrati era nell' luglio del 1995 , chiesi al prof. Marinetti di poter interpretare il cortometraggio,
("A Livella ? ), sapendo dell'esperienza che il prof. aveva avuto in giovane età, l'incontro con un certo Totò, e proprio a lui la sua musa ispiratrice, sia per le macchiette che per le poesie come del resto magistrale una sua interpre­tazione di "A livella fatta a più voci", mi diede una risposta di non poter interpretare quel ruolo così importante per "problemi di salute", mi dispiace Franco, questa volta non posso accontentarti.

Mi raccontò che quel personaggio lui lo aveva amato tanto e nel corso degli anni lo aveva raffinato nella recitazione, quella secondo me era un motivo in più per tirarlo di nuovo in pista ed avere qualcosa di visivo nel tempo, mi disse con un po' di tristezza di trovare altrove, questa la sua risposta.
Ci rimasi male, nella mia testa presero parte pensieri che mai avrei immaginato, la scusa era buona, a chi dovevo affidare il ruolo di Marchese ?  Per giorni e notti, non sapevo a chi Santo rivolgermi, ma puoi passati alcuni giorni con il "Gruppo Amici", venne fuori il nome del Dott. Carlo Sparano, l'obiettivo era stato raggiunto per interpretare quel ruolo.

Il cortometraggio "A Livella, una volta completate le riprese, la fase di montaggio curata dal sottoscritto, da Gennaro Del Sorbo e da Salvatore D'Ambrosio venne terminato a fine Novembre, doveva essere pronto per il 3 Dicembre del 1995 data per l'uscita in anteprima alla visione del pubblico.

Locandina originale 'A Livella 1995 - Archivio "Amarcord Angrese"

Alcuni mesi dopo il 4 febbraio del 1996, una domenica, il nostro Peppino serenamente si era addormento in un sonno profondo, ne rimasi scosso, meravigliato dal suo stato di salute che mi aveva anticipato mesi prima.

La sua assenza si fa sentire ancora oggi, ma il suo ricordo rimane indelebile nella mente di tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato per un artista completo e un uomo dal cuore d'oro.
Peppino Marinetti continuerà a vivere attraverso le sue opere letterarie e registrazioni video, sono certo, quel suo rifiuto fu una scelta sofferta, lo si leggeva nei suoi occhi grandi ed il suo talento brillante avrebbero riaffermato la sua grande bravura, lasciando ai posteri, racconti di vita quotidiana sua, e quella sua figura a ripercorrere nella notte più buia le strade della sua amata Angri.

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Il logo "JR" indica solo che la foto è presente nell'archivio "Amarcord Angrese".

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