Angri. La festa di San Biagio nel ricordo: tra devozione e tradizione – Fotogallery

JeanFranck Parlati

Angri. La festa di San Biagio nel ricordo: tra devozione e tradizione – Fotogallery

Alla festa sacra del 3 febbraio ci accompagna una tradizione profana e popolare che è consuetudine da decenni presso prima la piccola chiesetta di Santa Maria di Costantinopoli, oramai in stato di abbandono.
Nel 1999 avvenne posta la prima pietra alla una nuova chiesa alle spalle del "vecchio tempio" , dal parroco Don Luigi La Mura, e dove ogni anno si festeggia San Biagio, antica statua del Santo protettore della voce degli ammalati della gola, e degli otorinolaringoiatri.
Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, pose le mani sopra il corpo esanime rapidamente la vita ritornò e tossendo il ragazzo sputò la spina e fu sanato.
Da allora San Biagio salva e protegge tutti quelli che nelle tribolazioni della malattia invocano il suo aiuto.
Non manca poi la tradizione degli angresi che si recano nella nuova chiesa alle spalle della vecchia in via dei Goti per la consueta “unzione della gola e per i tipici panini benedetti”.

Prima il tutto avveniva nella piccola chiesetta, piena di luce, con le sue statue e dello splendido quadro raffigurante la Madonna di Costantinopoli in alto al di sopra dell’altare alla sua sinistra la statua di San Biagio risplendente nel suo colorato mantello rosso-granata.
Quando entravi nella chiesetta avvertivi una sensazione che ti avvolgeva, un regno di pace, di serenità, di bellezza lontano dal mondo, dal frastuono e della vita quotidiana.
Una volta, l’identità di un popolo la si riconosceva dal profondo attaccamento alle origini, dal legame per la propria terra, dal sentirsi parte attiva di una comunità.

Nella piccola chiesa di Santa Maria di Costantinopoli di Angri, il comitato festa decise di rimettere in atto quella famosa tradizione “o’ ciucc è fuoc”, e lo fece per la sua ultima apparizione, era il 1993, un ricordo che segnava un evento emozionante e di grande coinvolgimento popolare.

Negli anni passati dopo la consueta benedizione della gola di uomini donne bambini e ammalati, nella stradina adiacente, la festa era contornata, da qualche bancarella di torrone, pistacchi, castagne infornate, ‘o pere e ‘o musso, giocattoli e dal tradizionale ” O’ciuccio e fuoco“.

Una rara foto della festa di San Biagio 1978 a sx Luigi Sabatino
Una foto in primo piano del ciuccio di cartapesta addobbato


O’ciuccio e fuoco, di solito era per il fine chiusura della festa, consisteva nel trascinare lungo il corso del tragitto un asino di cartapesta bardato di fuochi d'artificio che durante una irrefrenabile corsa nell’unica via lineare della frazione, su una carretta addobbata con razzi bengala, botti, e materiale incandescente in modo tale da farlo “esplodere” sotto gli occhi sbalorditi e gli applausi irrefrenabili dei presenti.
Di questa grande maestria i comitati festa si rivolgevano alla sapienza ed esperta mano del mago degli effetti pirotecnici, “Luigi e Pirinell”, al secolo Luigi Sabatino, che con grande maestria, riusciva sempre a soddisfare gli organizzatori e i presenti.

Molti ricorderanno anche l’usanza della tradizione “a’ iàtt e o sórc “(gatto e topo), anche in quell’ occasione lo spettacolo pirotecnico di moda in quei periodi 1970/1993, realizzato da due sagome raffiguranti appunto, un gatto e un topo, che si rincorrevano su un filo posto ad un’altezza di 4/5 metri dal suolo, andavano avanti e indietro, finché il gatto raggiungeva il topo partiva l’effetto pirotecnico, usanza anche in via Di Mezzo per la festa di SS. Cosma e Damiano.
Come non ricordare, Maria D’Ambrosio detta a "Paglietta", Vincenzo Russo alias "Ptrunill", e tanti altri, sempre pronti a dare il loro contributo nell’organizzazione.
Oggi a differenza di molti anni, la festa è presa d’assalto dai numerosi fedeli, che arrivano in gran numero da ogni parte della città e anche dai paesi limitrofi.

Maria D’Ambrosio
a "Paglietta"
Vincenzo Russo
e "Ptrunill"

La funzione dell’olio santo è determinante per quest’aspetto, viene cosparso dal sacerdote usando una penna di gallina sulla gola tracciando il segno della Croce ai fedeli che attendono il loro momento. E’ proprio ricordato nei detti popolari, con spunti di grande saggezza legati soprattutto a San Biagio, collocata al culmine della stagione invernale “San Biàso, ‘o sóle p’e ccàse”.

Sarebbe bello rivivere quei momenti in cui non erano necessarie autorizzazioni come oggi è previsto, un bel ricordo che faccia custodire alle nuove generazioni il luogo dove si è vissuti, dove si riconoscono, cultura, tradizione, ed anche quella fetta di “profano” mista d’amore verso la nostra amata terra e al suo popolo.

Kit della festa per i fedeli : panini, Santini San Biagio e olio benedetto

Angri con il passare degli anni rimane ancora forte e densa di significati che si sono rafforzati dopo in cui il rito ha dovuto inevitabilmente subire soste e divieti legati alla pandemia che, fortunatamente sembra essere alle spalle, permettendo ai fedeli di tornare a vivere intensamente la tradizione.

Ogni anno il 3 febbraio, il programma prevede le Sante Messe in diversi orari della giornata e l'unzione della gola per l'intero giorno.

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Angri,Chiesa,culto,festa di San Biagio,Santa Maria di Costantinopoli

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