Correva l'anno 1979, siamo quasi alla fine, ci accingiamo ad entrare nel 1980, all'epoca Radio City Angri era la terza radio più nota delle radio libere sul territorio angrese (Radio Arcobaleno, Radio Orion 2000), era una di quelle voce in mezzo alla gente e per entrare nelle case senza avere una chiave, fatta di speranza e di evasione.
Ogni giorno immettevano musica ad una buona parte del paese fino nelle zone vesuviane rompendo così il monopolio sulle frequenze.
Avevo sentito che cercavano un ragazzino per condurre un programma dedicato ai bambini, mi proposi con entusiasmo e, dopo qualche titubanza, fui preso.
Nessuna festa in progetto, nessun regalo speciale, erano tempi bui, densi, senza leggerezza, erano anni di piombo, il Sud era ancora scosso per la guerra della conquista dei territori da parte della malavita.
Un chiaro esempio comunque del fervore che animava la generazione dei giovani di tutta l'intera area vesuviana e agro nocerino, giovani affamati di cose nuove nel campo musicale ma più in generale in tutte attività della società civile.
Funzionava così: gli ascoltatori telefonavano in radio e all’altro capo del filo c’erano, i conduttori, io dovevo iniziare ad apprendere, iniziando con altre mansioni mi sono poi ritrovato dentro lo studio della diretta, potevo rispondere solo quando non erano in onda, ci dicevano quale brano volevano ascoltare e a chi lo dedicavano.
I fondatori, i fratelli Angelo e Aniello Cuccurullo, tutti ventenni o più, tranne io, appena 10anni, era la prima volta che ho messo piede in una radio, ricordo quella casa a piano terra sulla strada di via concilio, successe dopo alcuni mesi dal terremoto del 1980, che segnò una data indelebile nella storia mettendo in ginocchio l’intera Campania, tra le provincie di Salerno, Avellino e Potenza.

Ed ecco che ogni attimo di quel pomeriggio mi è passato davanti e vorrei condividere con voi questa esperienza.
Ci appuntavamo le informazioni sui foglietti di carta e poi passavamo la canzone riferendo la dedica.
A volte gli ascoltatori erano così gentili che il brano lo dedicavano a noi, i dischi e le voci, devo essere sincero, fino al momento di scrivere queste parole, da tempo mi era tornata in mente quella primissima diretta, arrivata tra l’altro senza preavviso.
Ricordo chiaramente quella strana sensazione di sentire il ritorno in cuffia, e mentre parlavo il pensiero era sempre lo stesso: “ma è così la mia voce?”.
Era per me molto strano il poter annunciare e far contenti tanti bambini come me attraversavano quei mesi in roulotte, in campeggi di fortuna o nelle auto.
Le prime esperienze furono tremende. Le mani mi tremavano, la voce mi si incrinava, e sudavo freddo come una canna gelato.
Ma con il tempo e la pratica, la mia timidezza si sciolse non riuscivo a tenere fermi i fogli da leggere o ad annunciare il brano da mandare in onda, non era la notte degli Oscar, poi a quell’ora dalle 16.00 alle 17.00 la trasmissione era differente per gli altri, ma per me no e ogni tanto mi chiedevo se la scaletta dei brani da inserire preparate da me fosse interessante, e così presi confidenza con il microfono.
Fu un’esperienza breve ma molto divertente, ricordo gli sgabelli altissimi su cui stavamo seduti, il mixer con tanti controlli colorati.
Ricordo con nostalgia le lunghe ore passate in radio, circondato da dischi vinili, bobine e cassette a catalogare gli Lp / 45 giri appena acquistati da Angelo e poi inserirli negli scaffali in ordine di categoria.
Era un'epoca in cui la radio era ancora artigianale, fatta di passione e di dedizione.
Ho visto tanti cantanti Napoletani essere ospiti per le dirette, Mauro Caputo, Mario e Sal da Vinci, Mario Trevi, Frano Cipriani, Carmelo Zappulla e tanti altri.

Quel programma dedicato ai bambini duro pochissimo infatti si presento l'occasione insieme a mio cugino di condurre ogni mattina dalle 07.30 alle 09.00 "Risveglio di una città", un programma misto di melodie napoletane ed italiane.
Era il periodo in cui conobbi per la prima volta il prof. Giuseppe Marinetti, era verso aprile, le giornate iniziavano ad allungarsi, il caldo non era asfissiante, vidi quest’uomo in bombetta, il classico cappello vintage anni '30/40, ben vestito on un bastone ed una cartella sotto il braccio, era la sua scaletta con degli appunti ed un libro dove apprendere le poesie da leggere.
Si presento e mi disse se avevo piacere a fargli compagnia, rispondere a telefono e annotare le dediche e così fu, appresi ogni singolo movimento, ogni sua bravura nelle interpretazioni, annunciare un brano, quel programma che mai dimenticherò, “Una passeggiata in carrozzella”.
Marinetti era la figura che mi colpì di più, il poeta, l’ uomo di spettacolo, il suo programma era un viaggio incantato nella Napoli del passato, tra musica classica, poesie e sketch divertenti, potevo immaginare se l'anziano signore seduto con la radio accesa nel riascoltare le dolci melodie d'un tempo, guarda commosso la moglie seduta al suo fianco e le ripete dolcemente le parole della canzone, l'arte che muove e commuove ha trionfato grazie a Marinetti.
Assistere alle sue performance era un vero spettacolo. La sua verve, la sua energia e la sua passione per l'arte erano contagiose.
Due ore passate con il prof. che intratteneva gli ascoltatori oltre la musica con macchiette e storielle con il barone, la vecchia e le poesie era il mix giusto da mandare in visibilio il pubblico radiofonico.
Rispetto per altri programmi il suo lo trasformò in un programma quotidiano, calato nella contemporaneità della magia napoletana, era la mia occasione, si apre una finestra, assistevo a qualcosa di magico, lo stupore degli ascoltatori di fronte a una musica meravigliosa che non avevano mai sentito era diventata infinita.
Sembrava che il prof. ti accompagnasse in giro per Napoli in carrozzella, ascoltando versi di poeti e scrittori e canzoni di un tempo, il pubblico partecipava con il suo calore, preferisco dire che l'arte la fanno gli artisti che anche dietro alla voce esprimono sé stessi.
Ero comunque molto più preso da quella figura così preparata sciolta, più spontaneo, anche se mi veniva il tremore alle mani non ne voleva sapere di sparire e il cuore batteva più rapido del normale!
In questa radio è passata tanta gente, molti hanno lavorato in modo attento a conti fatti, il mio “ingresso” in radio è stato con queste sensazioni meravigliose, che possono spaventare, ma allo stesso tempo danno la forza di andare avanti ma avevo tanta curiosità a supporto.
La radio è fatta di emozioni, ti mette alla prova e ti sfida costantemente a creare qualcosa di nuovo.
Non è semplice ma il bello è anche questo, se bastasse uno schiocco di dita, che gusto ci sarebbe?
Il bello di questo lavoro è il poter comunicare con il pubblico, l’emozione di portare una parola o un sorriso ma soprattutto compagnia.

La mia esperienza a Radio City Angri durò fino al 1982, ma intensa e indimenticabile, in quell'anno ho imparato cosa significa fare radio, ho conosciuto persone fantastiche e ho coltivato la mia passione per la musica, poi passai dal 1982 a Radio Arcobaleno fino al 1985 per ricominciare a Radio Estasy Angri fino al 1997, dove ho raffinato la mia conoscenza e maturato molta esperienza tra cui, direttore di programmazione, responsabile pubblicitario, come voce di spot, oltre ad organizzatore di programmi radiofonici, raduni e feste.
Questa è la mia prima volta in radio, ora facevo parte di quelle voci, e le mie parole raggiungevano parecchie persone, che ritenevano giusto oppure no il mio pensiero.
Da allora sono passati 40 anni, la radio è cambiata molto, ma il ricordo di quelle radio libere degli anni '80, con la loro spontaneità e la loro vitalità, rimane vivo e incancellabile cedendo posto all'era tecnologica.
Ma la magia di quel primo incontro con il microfono è rimasta intatta nel mio cuore.
Un vecchio giradischi aveva segnato il suo tempo, una punta consumata dalle note di milioni e milioni di parole.
"Un tuffo nel passato", mi piaceva allora, come ancora oggi, ha fatto parte sempre della mia vita.
Quanta nostalgia... la spensieratezza, le prime cotte, l'amicizia quella vera, quando ci accontentavamo di poco per essere tanto felici.
Troppi ricordi che affiorano tutti insieme nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore, i migliori anni... delle Radio!
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